Alla presentazione del libro, organizzata dalla sezione di Forza Nuova Monza e Brianza, hanno preso parte anche Dario Buzzi e Armando Santoro, reduci della Repubblica Sociale Italiana.
Prima della presentazione, Salvatore Ferrara, coordinatore regionale di Forza Nuova, ha espresso un breve comunicato circa le attuali campagne politiche del Movimento, ovvero la difesa della famiglia naturale-tradizionale e l’opposizione al principio dello ius soli nel concedere la cittadinanza agli immigrati.
Inoltre Ferrara ha aggiunto che, nonostante i ripetuti attacchi mediatici da parte di fantomatici “osservatori democratici”, da banali servizi televisivi o da piagnucolanti consiglieri comunali, Forza Nuova è legalmente riconosciuta e presente sul territorio italiano dal 1997.
Inoltre Ferrara ha aggiunto che, nonostante i ripetuti attacchi mediatici da parte di fantomatici “osservatori democratici”, da banali servizi televisivi o da piagnucolanti consiglieri comunali, Forza Nuova è legalmente riconosciuta e presente sul territorio italiano dal 1997.
La parola è stata poi passata a Bergna che ha potuto parlare della sua meticolosa opera di ricostruzione storica.
Il libro di Bergna tratta di fatti, documenti, personaggi e testimonianze della guerra civile in Brianza, mostrata da un punto di vista critico rispetto alla storiografia ufficiale: sono infatti narrate “storie taciute”, ovvero le vicende di 200 persone della bassa Brianza (fascisti, combattenti della RSI, militari) che persero la vita durante la guerra civile, in particolare nelle settimane successive al 25 aprile 1945, e quasi completamente ignorante dai libri di scuola, dalle trasmissioni televisive e dall’opinione pubblica.
Il libro di Bergna colpisce perché ci mette davanti agli occhi quei morti, ce ne racconta le storie, spesso taciute, persino negate, perché per molto tempo di quei morti non si poteva parlare e tanto meno scrivere. Invece eccoli qui, con i loro volti, le loro passioni, i loro sbagli, le loro scelte che, spesso per puro amor di patria, li hanno portati a trovarsi “dalla parte sbagliata”.
Ora, a tanti anni di distanza, si può finalmente parlare di questi morti, dire quanto meno che ci sono stati, che erano uomini in carne ed ossa, con padri, madri, mogli e figli che per tanto tempo li hanno pianti nel silenzio?
Si può portare avanti questa operazione di verità, nel 2013, senza sentirsi accusare di revisionismo?
Bergna ci ha fatto conoscere le storie dimenticate di tante persone rimaste vittime nei giorni convulsi della guerra civile e la sua è un’operazione meritoria. Il suo libro non è dominato dalla recriminazione politica, ma bensì dalla pietà, quella pietà che, come scrive Giampaolo Pansa nel suo I vinti non dimenticano, «aiuta a vedere le cose dal basso e non dall’alto, obbliga a percorrere sentieri in apparenza secondari ma che in realtà, tutti insieme, tracciano il percorso di una nazione».
I due reduci della RSI presenti, giovanissimi all’epoca dei fatti ma ben memori del tragico periodo a cui hanno assistito, hanno potuto confermare ciò che Bergna ha scritto nel suo libro aggiungendo inoltre i loro personali ricordi, per lungo tempo considerati scomodi da chi ha voluto dimenticare e nascondere gli eccidi compiuti dai partigiani in quei drammatici mesi che seguirono la sconfitta dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale.
Il libro di Bergna tratta di fatti, documenti, personaggi e testimonianze della guerra civile in Brianza, mostrata da un punto di vista critico rispetto alla storiografia ufficiale: sono infatti narrate “storie taciute”, ovvero le vicende di 200 persone della bassa Brianza (fascisti, combattenti della RSI, militari) che persero la vita durante la guerra civile, in particolare nelle settimane successive al 25 aprile 1945, e quasi completamente ignorante dai libri di scuola, dalle trasmissioni televisive e dall’opinione pubblica.
Il libro di Bergna colpisce perché ci mette davanti agli occhi quei morti, ce ne racconta le storie, spesso taciute, persino negate, perché per molto tempo di quei morti non si poteva parlare e tanto meno scrivere. Invece eccoli qui, con i loro volti, le loro passioni, i loro sbagli, le loro scelte che, spesso per puro amor di patria, li hanno portati a trovarsi “dalla parte sbagliata”.
Ora, a tanti anni di distanza, si può finalmente parlare di questi morti, dire quanto meno che ci sono stati, che erano uomini in carne ed ossa, con padri, madri, mogli e figli che per tanto tempo li hanno pianti nel silenzio?
Si può portare avanti questa operazione di verità, nel 2013, senza sentirsi accusare di revisionismo?
Bergna ci ha fatto conoscere le storie dimenticate di tante persone rimaste vittime nei giorni convulsi della guerra civile e la sua è un’operazione meritoria. Il suo libro non è dominato dalla recriminazione politica, ma bensì dalla pietà, quella pietà che, come scrive Giampaolo Pansa nel suo I vinti non dimenticano, «aiuta a vedere le cose dal basso e non dall’alto, obbliga a percorrere sentieri in apparenza secondari ma che in realtà, tutti insieme, tracciano il percorso di una nazione».I due reduci della RSI presenti, giovanissimi all’epoca dei fatti ma ben memori del tragico periodo a cui hanno assistito, hanno potuto confermare ciò che Bergna ha scritto nel suo libro aggiungendo inoltre i loro personali ricordi, per lungo tempo considerati scomodi da chi ha voluto dimenticare e nascondere gli eccidi compiuti dai partigiani in quei drammatici mesi che seguirono la sconfitta dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale.























